"Border to Border" a movie project

La storia di Gregorio Minervini

 

Potrebbe diventare un film l’impresa del cavaliere molfettese

 

Lo hanno ribattezzato il Forrest Gump a cavallo. Sì perché Gregorio Minervini, trainer di cavalli, nel 1984 è riuscito in un’impresa analoga a quella del noto personaggio interpretato da Tom Hanks. Attraversare gli Stati Uniti da un capo all’altro, ossia dal confine con il Messico a quello con il Canada. Una cavalcata lunga più di 5.000 km, compiuta in 99 giorni in condizioni climatiche spesso proibitive.

"L’idea dell’impresa- ci racconta Minervini- nacque all’indomani di una mia lunga permanenza negli Usa. Volevo dare un significativo "addio all’America". Così il 4 febbraio iniziai la mia corsa da Nogales, villaggio in Arizona, per concludere il viaggio nella città di Vancouver (nello Stato di Washington, ndr)". L’America occidentale tagliata a fette, un percorso spropositato nelle terre del West, a ridosso delle Rocky Mountains. "I primi due mesi- continua il cavallerizzo molfettese- furono durissimi. Ero costretto ad attraversare zone completamente desertiche, come la Valle della Morte, in cui- e il nome già lo racconta- il caldo si faceva asfissiante. Procedevo in solitario, senza assistenza, senza telefono e con pochi soldi, tanto che la notte spesso dovevo arrangiarmi in luoghi di fortuna. A metà strada dovetti anche cambiare il cavallo. Sostituì il cavallo da sella con un altro da soma".

L’avventura individuale e bizzarra si trasformò presto in un importante messaggio civile. "Il viaggio iniziò ad essere seguito dalla stampa e dalla popolazione. La mia galoppata divenne un monito nella lotta alla droga e all’alcolismo. Ricordo una signora americana vestita di nero che mi fermò ad un semaforo. Il figlio tossicodipendente aveva visto in tv la mia cavalcata nel deserto. Mi si avvicinò e mi disse che il figlio, guardandomi, aveva deciso di disintossicarsi".

Dopo il viaggio glorioso nelle terre brulle e impervie dell’America occidentale, Gregorio Minervini decise di far ritorno nella sua originaria Molfetta, dove aprì un ranch. Ma la sua spedizione a cavallo entrò nella leggenda, tanto da diventare oggetto di un libro, "Border to border", pubblicato nel 1988 dalla scrittrice Flavia Panklewicz. Ora da quel libro potrebbe essere tratto un film. "Qualche tempo fa- ci comunica Minervini- mi ha contattato Luca Centoni, regista di Sky, rimasto affascinato dalla mia vicenda. Si è subito messo all’opera per scrivere la sceneggiatura e ha contattato alcuni attori noti, tra cui Raoul Bova, per interpretare il mio ruolo. Il film dovrebbe essere girato per il 90% negli Stati Uniti, e per il 5% all’interno della mia tenuta. L’uscita è prevista tra poco più di un anno".

Oltre che i richiami della cinematografia, Minervini continua ad ascoltare quelli della sua passione per i cavalli. Nel 1990 e nel 1993 è stato campione europeo di Cutting e di Reining, lo scorso anno bronzo alla categoria intermediate open, nel campionato italiano. "Anche quest’anno- aggiunge- parteciperò al campionato italiano. Ormai mi sono specializzato nella specialità del Reining, che consiste nel guidare il cavallo con le redini, facendo cerchi e avvitamenti su se stessi, e poi frenare bruscamente dopo una progressione. In questa disciplina si cimentano anche volti noti dello spettacolo come Natalia Estrada e Pietro Tarricone".

Nonostante la passione, Minervini non può fare a meno di denunciare l’esiguità di fondi di cui dispone il mondo dell’equitazione. "I finanziamenti scarseggiano, e il risalto mediatico continua ad essere scarso. Per questo chi nutre amore per questo sport deve spesso sostenere spese economiche non indifferenti per autofinanziarsi". L’equitazione sembra essere uno sport non ancora sdoganato in Italia. Minervini non se ne cruccia, sfoglia l’album dei suoi ricordi e col volto orgoglioso sembra accennare. "La mia fu davvero un’impresa folle". Follia donchisciottesca, però. Follia cavalleresca.

 

 

Articolo di Gianluca Veneziani

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